“Comunicare il made in Italy ed il made in Molise”: parola d’ordine “lavoro”
Sta tutto nel lavoro il salto di qualità. Nel modo in cui viene volto. Non tanto nel termine restrittivo, ma quanto nel senso più ampio della parola. Solo attraverso il lavoro si può fare il salto di qualità. Lo ha lasciato intendere il dottor Alberto Poretti che ha tenuto a Termoli un corso di formazione per gli operatori turistici voluto dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo. Fisolofo che insegna a Torino e coordinatore dell’attività del Genius Faber, Alberto Poretti opera attraverso consulenze strategiche nell’ambito del lavoro come strumento e modo di vivere. A Termoli si è rivolto ad una amplia platea desiderosa di capire in che modo si possa fare il salto di qualità.
“Il vero made in Italy – ha spiegato Peretti – non è solo un prodotto oppure un servizio, ma è un modo di raggiungere un risultato”. Bisogna dunque saper vendere il modo in cui si realizza un qualcosa. Peretti da tempo svolge corsi di formazione a diverse imprese sul territorio ed è arrivato al punto di sostenere come ci sia davvero un modo per risollevare le sorti del Paese. E’ il sapersi connettere alla cultura profonda del nostro Paese che riesce a far sollevare lo sguardo e far sentire orgogliosi. “Deve essere una leva competitiva”.
Da quanto appreso questa voglia di rilanciare il made in Italy per fare il salto di qualità, si sarebbe evidenziata principalmente nella dorsale adriatica che comprende Marche, Abruzzo, Molise e parte della Puglia. Gioca quindi un ruolo fondamentale il non sapersi più accontentare, ma cercare sempre un giusto modo per rilanciarsi e rilanciare il proprio prodotto. I motivi e le condizioni di realizzare un obiettivo possono portare lontani. “Superare quindi l’individualismo italiota, vero cancro del nostro Paese, ragionare in termini più ampi. Il bene deve diventare collettivo, cercando di captare le possibilità che lancia la rete”.
Fare quindi un salto di cultura imprenditoriale in quanto “Il settore turistico – ha continuato Peretti – ha bisogno di persone che riescano ad approfondire. Tematiche fondamentali diventano quindi il lavoro, l’impianto culturale abbinato ad una strategia competitiva basata sul dialogo, il confronto, le nuove prospettive, il laboratorio e l’audacia di pensiero”.
“Gli imprenditori – ha detto Poretti – devono abbinare i sogni alla lettura del contesto. Chi non sogna, non va da nessuna parte. Certo, poi bisogna avere la capacità di trasformare i sogni in realtà”.
Per fare tutto ciò e per fare sistema, bisogna però dare alla persone una ragione ed un senso per fare rete e stare insieme. Vendere uno stile di vita, rappresenta un modo di essere. Non accontentarsi del banale, ma puntare sempre alle eccellenze.
“Il made in Italy è un modo per arrivare ad un risultato”. Bisogna definire un valore di scambio del bene ed il suo prezzo, successivamente calcolare il valore d’uso del bene considerando la qualità tecnica, il design e la funzionalità. In Italia, da quanto ha riferito Peretti, ci sono almeno 900 prodotti manufatturieri primi nel mondo. “Fanno del valore d’uso il bene caratterizzante”. C’è poi il valore simbolico che è rappresentato da un contenitore con tanti elementi”.
Le tre dimensioni del bene sono rappresentate dal prezzo, dal valore d’uso e dal valore simbolico. Condizioni fondamentali ma non necessarie per saper vendere “Il made in Italy”. Non un semplice marchio, ma un modo di essere e saper rappresentare un prodotto. Un metodo per superare qui limiti che a volte sembrano invalicabili.