Genuina e saporita nei suoi ingredienti, la cucina termolese è frutto dello stretto rapporto con il territorio. Una cucina legata ai prodotti del mare, al pesce appena pescato e agli odori genuini dell’olio d’oliva locale, del pomodoro, del basilico, del sedano, della cipolla e dell’aglio. Una cucina che, nonostante le contaminazioni delle regioni limitrofe, rivela una sua identità ed un forte legame con la tradizione.
Il termolese verace distingue il pesce di “battello” (piccola imbarcazione che esce in pesca al mattino presto e rientra il primo pomeriggio) da quello del motopeschereccio, che resta in mare l’intera giornata, dal quale cerca di avere almeno l’ultima pescata.
L’impoverimento delle risorse dell’Adriatico e i divieti di pesca nei periodi di riproduzione hanno reso alcune delle ricette tipiche del posto ormai difficili da realizzare, per mancanza di materia prima, come il brodetto e la frittura di triglie piccole (i trejezzole), la torpedine (‘a mertiscene) coi peperoni arrostiti sui carboni e le insalate a base di molluschi arrostiti sulla graticola, come “i cuccelille” e “a chetarre arracanate“.
Altro piatto tipico, ormai conosciuto solo dai vecchi termolesi, è ‘u pesce fujjute (il pesce fuggito). Il nome di questo piatto è ironico, perché, in realtà , data la povertà di chi lo realizzava, nel tegame il pesce non c’era mai entrato. Esso era composto da olio, acqua, pomodoro, cipolla, un pezzetto di peperone; oggi è possibile gustarlo tra l’’altro negli ottimi ristoranti e nelle trattorie termolesi. In ciascuno di essi viene servita una incredibile serie di antipasti, crudi e cotti. Tanti piccoli ma succulenti manicaretti, veri e propri peccati di gola, cui è difficile rinunciare ed è invece facile ritrovarsi sazi prima che venga servito il primo piatto.